Ci siamo ritrovat* ancora.
Abbiamo parlato tanto, discusso, portato le nostre esperienze individuali, i nostri desideri, le situazioni in cui siamo strette, in parte abbiamo ripreso la buona pratica dell’autocoscienza e abbiamo stilato il programma dell’8 marzo, che è plurale, poliedrico, colorato.
Lo riassume bene il titolo: una città, tante piazze.
Non abbiamo paura delle differenze, anzi, le rivendichiamo come parte fondamentale del nostro essere ed esserci, portandole in città, per strada, in piazza: parliamo a voce alta di chi siamo e di quali siano le nostre esigenze materiali ed i nostri desideri.
Fil rouge della giornata dell’8 sarà il corpo, inteso non come oggetto del mondo, ma soggetto che ci permette di essere ed agire nel mondo: un corpo visibile, tangibile, che occupa spazio, che si connota della nostra identità.
I temi di riflessione sono stati diversi e trasversali, declinati in più ambiti.
La mattina sarà all’insegna del volantinaggio nelle scuole di primo e secondo grado.
Il presidio itinerante, alle 9 presso l’ospedale Santa Chiara, affronterà il tema del corpo della donna nel rapporto con la salute.
“L’autodeterminazione delle donne non si tocca”: di qui è partito il nostro percorso, che si è articolato nella riflessione su come il corpo della donna non sia e non debba diventare un luogo pubblico, sull’importanza della conoscenza anche in ambito di salute, per non essere sottratte a noi stesse in nome di un biocontrollo tecnologico e medico di stampo patriarcale.
Abbiamo ribadito il diritto e l’accessibilità alla salute, con una particolare attenzione alla situazione delle migranti, da un lato, ed aperto un dibattito su come la crisi ci relazioni ad una precarietà e a una perdita di tutele che riguardano anche l’ambito della salute, dall’altro.
Abbiamo riaffermato la necessità di sostenere l’attività dei consultori pubblici, di lottare contro la violenza sulle donne e abbiamo discusso gli aspetti controversi della legge 40, che è in netta opposizione con il principio di autodeterminazione.
Infine abbiamo parlato di lavoro. Di salute nei luoghi di lavoro, tra pressioni psicologiche e mobbing, pause ridotte e turni massacranti.
Il supermercato, la Coop di Cisanello che popoleremo all’ora di pranzo dalle 11 alle 13, è un luogo che si presta a più tipi di interventi: emblema di una società sfrenatamente consumista, ci raffronta con le problematiche della crisi e sulla difficoltà che ci investono come soggetti colpiti dall’impossibilità di giungere a fine mese.
Così ci vediamo nei panni carnevaleschi di casalinghe anni ’50, nell’affrontare la spesa e la routine di gestione della vita quotidiana e mettere in crisi un certo modello familiare e relazionale, ponendoci interrogativi scomodi e coinvolgendo anche le altre e gli altri nella nostra indagine.
Qual è la nostra prospettiva? Quale un futuro possibile e sostenibile?
La prefettura, come palazzo di governo, sarà il luogo in cui portare il nostro “Cahier de doléances”, registro in cui annotiamo cosa esigiamo introdurre nell’agenda politica, quali sono i nostri bisogni concreti, quali le necessità su cui attendiamo una risposta chiara ed immediata in materia di diritti, leggi e politiche sociali da parte delle istituzioni.
Siamo tutt* migranti quando raggiungiamo il piazzale della stazione, alle 17.
Vogliamo il diritto all’autodeterminazione, alla salute, al non dover essere costrette nei CIE a subire violenze sessuali, vogliamo che i nostri corpi e le nostre esistenze siano visibili e che si possa oltrepassare il confine segnato dal razzismo e dal sessismo.
Rifiutiamo la dicotomia a cui spesso ci consacrano: non eravamo puttane, né madonne negli anni passati, non vogliamo essere oggi né puttane né badanti.
Vogliamo la libertà di scegliere e la libertà di essere noi stesse.
Abbiamo lavorato infine sulla costruzione di un momento serale performativo, strutturato in due tempi distinti, in Piazza delle Vettovaglie alle 20 durante l’aperitivo e per strada, tra Vettovaglie e Garibaldi passando per il centro in serata, in una street parade carnevalesca accompagnata dai Sambalordi.
I flash mob e le performance saranno all’insegna del nostro volere, del nostro desiderare.
Cosa vogliamo? Vogliamo tutto, sempre!
Articolando in forma narrativa i contenuti portati in piazza dallo spezzone degli ombrelli rossi, ribadiamo quali sono le nostre esigenze, urliamo che non ci riconosciamo nei panni delle donne perbene e nelle donne permale con i quali ci hanno vestite senza interpellarci, facciamo sentire la nostra voce, ripartendo dalle nostre istanze e dalle multiple e fluide soggettività che incarniamo.
Il corteo sarà una parata colorata e provocatoria, dove in un mondo alla rovescia ci (s)maschereremo da chi ci opprime, ricreando una realtà surreale plasmata sul nostro desiderio, in cui sarà possibile trovare associazioni prolife davvero interessate alla vita delle donne, dirigenti che strappano dimissioni in bianco, vescovi che in nome del libero amore distribuiscono profilattici, ministri che investono nell’istruzione e nella ricerca e altre figure strampalate che ci permetteranno un’ulteriore riflessione sulla realtà con la quale dobbiamo invece relazionarci.
Come da tradizione, nella giornata dell’8 marzo, la Casa della Donna sarà aperta a tutt* dalle 17.30, con cena autogestita e concerto del duo musicale “Rosalba e Giuliana” alle 21.
A breve caricheremo la locandina definitiva con il programma dettagliato.
Dissemina anche tu l’8 Marzo, a Pisa! Una città, tante piazze.