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Obiezione di coscienza in medicina

 Lo stato dell’arte a Pisa e Provincia

La campagna nazionale Il buon medico non obietta nasce con l’intenzione di mettere in discussione la legittimità del diritto all’obiezione, sovente utilizzato a fini di carriera nelle regioni più clericali.

A Pisa, il 6 GIUGNO 2012 (in occasione della giornata nazionale contro l’obiezione di coscienza), dalle 21.00 (presso la Sala Regia del Comune), si terrà l’incontro Obiezione di coscienza in medicina – lo stato dell’arte a Pisa e in provincia, organizzato da A.I.E.D, Associazione Casa della Donna, Collettivo Le Grif, ArciLesbica Pisa, Comitato donne 13 febbraio – Pisa, UAAR, Consulta di Bioetica. Si discuterà in generale sugli aspetti più salienti del tema e si approfondiranno gli aspetti operativi che la regione toscana intenderà intraprendere per garantire la piena applicazione della L.194 (norme in tema di procreazione responsabile, che regolano l’interruzione di gravidanza).

Intervengono:
Sergio Bartolommei – Docente di Bioetica presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pisa,
Barbara Del Bravo – Ginecologa dell’USL 5 di Pisa,
Massima Baldocchi
– Avvocata del Gruppo Legale della Casa della Donna.

Modera: Pina Salinitro – Presidente A.I.E.D. Pisa.

Sono invitati a partecipare:
Carlo Tomassini – Direttore generale AOUPI,
Fabrizio Gemmi – Direttore sanitario AOUPI,
Rocco Damone – Direttore generale USL 5,
Simona Dei – Direttrice sanitaria USL 5,
Paola Ciccone – Presidente Società della Salute Area Pisana,
Massimo Srebot – Ginecologo,
Giuseppina Trimarchi – Ginecologa responsabile U.F. consultoriale.

Con il patrocinio della Provincia di Pisa e del Comune di Pisa

Posted in legge 194, primo piano.


La giornata internazionale delle donne

L’ 8 marzo, data che tutti conoscono, ha una storia intrisa di leggende risapute e fatti meno noti. A molte e molti di noi è stato spiegato che la data è legata alla tragica vicenda delle operaie morte in un incendio durante uno sciopero in una fabbrica di Chicago, all’inizio del secolo scorso. Tale narrazione, tramandandosi, ha informato la data dell’8 marzo dell’icona della donna-martire, l’eroina silenziosa di una storia che la ricorda per un solo giorno all’anno.

Sappiamo per certo che all’inizio del XIX secolo vi fu un incendio in una fabbrica di abbigliamento femminile della Triangle Shirtwaist Company, vicino a Washington Square a New York, nel quale persero la vita 146 operaie. Era il 25 marzo 1911; le operaie, quasi tutte est-europee o italiane, erano state rinchiuse dentro i locali della fabbrica dai proprietari per impedire loro di interrompere il lavoro ed aderire agli scioperi che in quella fase coinvolgevano gruppi sempre più vasti del movimento operaio. Nello stesso giorno l’incendio scoppiò.

Leggenda dunque o verità? Il frammento di realtà storica sopra menzionato rivela infatti alcune incongruenze ed elementi che ci portano un po’ più in là nella storia dei significati della giornata delle donne. L’idea di dedicare un giorno all’anno alle donne è nata in realtà nel 1910, un anno prima degli eventi della fabbrica di New York, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenhagen. La proposta era quella di stabilire in ogni paese una data per una manifestazione annuale dedicata alla questione femminile e, primo obiettivo fra tutti, alla rivendicazione del diritto di voto per le donne. In Italia la proposta non ebbe eco immediata; mancava probabilmente un pensiero comune capace di unire le leghe femministe per il suffragio universale e le donne socialiste, che, nella loro difesa delle lavoratrici, si mostravano riluttanti alla cooperazione con il femminismo borghese. L’8 marzo allora, in Italia, aveva un significato solo per poche; con l’avvento del fascismo e la costruzione di un immaginario femminile di segno ben diverso, la data cadde presto nell’oblio, o nei festeggiamenti clandestini, sostituita, nel 1933, da un’altra festa annuale dedicata alle donne del regime: la Giornata della madre e del fanciullo.

Bisogna aspettare il 1945, nei momenti finali del conflitto mondiale, perché l’UDI (Unione delle donne italiane) prenda la parola per riportare sulla scena l’8 marzo, riesumato direttamente dai primi congressi internazionali delle donne, pensato e voluto come « giorno di lotta» di tutte le donne «che hanno interessi comuni: la fine della guerra, un nuovo ordine sociale». L’anno successivo, l’8 marzo 1846, le donne italiane, insieme a quelle di tutti i paesi, festeggiano per la prima volta il loro giorno e con questo la fine della guerra, la caduta del fascismo, l’ottenimento del diritto di voto.

Nella storia controversa, negata e riscritta più volte, della giornata dell’8 marzo, i temi che la attraversano a ritmi alternati ma sempre pressanti legano dunque le donne a degli obiettivi comuni: la pace, il lavoro, la rappresentanza politica. In questa storia la vicenda delle operaie americane trova il suo spazio narrativo nel supportare le lotte delle lavoratrici per condizioni di lavoro dignitose e egalitarie e per il diritto alla salute sul posto di lavoro. Allo stesso tempo la storia, divenuta ormai leggenda, assolve una funzione rassicurante per il resto della popolazione (soprattutto italiana) liberando il senso della giornata dalla sua matrice socialista e affidandola al patrocinio, politicamente più accettabile, della storia del movimento operaio statunitense.

Ma la scena muta ancora. La stagione dei movimenti degli anni ’70 porta all’attenzione temi a cui né la storia né la leggenda sanno dare risposte. Per le donne in particolar modo si impongono domande ineludibili sul come tenere insieme l’esperienza fisica e quotidiana della maternità con la realtà sociale e lavorativa. La risposta si scandisce in una parola già nota al femminismo, ma densa di nuovi significati dirompenti: autodeterminazione, ovvero diritto alla maternità – e alla sessualità – scelta, libera e consapevole ; diritto all’aborto. L’8 marzo, il suo significato e la sua storia passano anche di qui.

8 marzo 1977 Padova

Cent’anni dopo la prima festa internazionale delle donne pensiamo oggi all’otto marzo come giorno di lotta (femminista) e condivisione (internazionale), nel rivendicare il diritto alla salute e al lavoro, la costruzione di percorsi di pace e la possibilità di autodeterminarci come soggetti capaci di decidere delle proprie relazioni, del proprio corpo, la propria vita. Non solo una volta l’anno, ma all’interno in un percorso continuo in cui le donne e gli uomini pensano e costruiscono un mondo di relazioni diverse e in cui riecheggiano le parole della storia: Le mimose? No grazie, preferiamo il futuro1.

1 È il titolo del documento stilato dal Coordinamento donne della Federazione Lavoratori Metalmecanici, in occasione della grande manifestazione per il disarmo che ebbe luogo davanti alla base Nato di Comiso (Catania) l’8 marzo 1983.

Per una bibliografia relativa alla storia dell’8 marzo: T. Capomazza, M. Ombra, 8 marzo: storie, miti, riti della giornata internazionale della donna, Roma, Utopia, 1987, A. Gissi, Otto marzo.La giornata internazionale delle donne in Italia, Roma, Viella, 2010, e il sito dell’UDI (Unione delle donne italiane): http://unionedonne.altervista.org/index.php/iniziative/8-marzo/la-vera-storia.html

Posted in 8 marzo, primo piano.


Binario 8 Marzo verso la città delle donne

Il programma imperdibile del Marzo della Casa della Donna di Pisa, che postiamo con piacere.
Non mancate!

Scarica e ingrandisci il programma qui

Posted in 8 marzo, pensieri sparsi, primo piano.


La violenza di genere nel Rapporto Ombra CEDAW- 2 Marzo, Domus Mazziniana Pisa

Il 2 Marzo p.v. alle ore 16.30  presso la Domus Mazziniana di Pisa

Barbara Spinelli (Avvocata dei Giuristi Democratici e Relatrice  del Rapporto Ombra Cedaw a New York) e Rossana Scaricabarozzi (act!onaid) presentano:

La violenza di genere nel Rapporto Ombra Cedaw

Intervengono:

Francesca Pidone– Coordinatrice Telefono Donna

Lucia Concetti– Avvocata Presidente del Comitato PPOO- Ordine degli avvocati di Pisa

Marilù Chiofalo– Assessora P.O. del Comune di Pisa

Clara Fanelli– Avvocata Consigliera di Parità Provincia di Pisa

Anna Romei– Assessora alle P.O. della Provincia di Pisa

Coordina:

Giovanna Zitiello– Centro Antiviolenza Casa della Donna di Pisa

L’appuntamento è organizzato dalla Casa della Donna di Pisa ed è un’anteprima di BINARIO 8 MARZO: verso la città delle donne  il programma del Marzo della Casa.

Per informazioni: http://associazioni.comune.pisa.it/casadonna/

Non mancate!

Posted in primo piano, violenza di genere.


Report riunione regionale di Firenze- Domenica 19/02

TERZA RIUNIONE REGIONALE RETE COMITATI SNOQ/13 FEBBRAIO DELLA TOSCANA

Si è svolta a Firenze la terza riunione della Rete dei Comitati toscani SNOQ-Donne del 13 febbraio della Toscana. Il primo incontro si è svolto a Massa il 24 settembre, il secondo a Pisa il 9 gennaio ed il terzo domenica 19 febbraio a Firenze. La riunione è stata decisa per proseguire il percorso che i comitati Toscani hanno iniziato insieme di conoscenza, confronto e condivisione con l’obiettivo della costruzione della rete come proposto a Siena il 9-10 luglio 2011.

A Siena ci siamo prese l’impegno di costruire “un movimento organizzato”, nella “necessità di rete e di apertura per incoraggiare tutte e ciascuna a tessere relazioni” (Sapegno, conclusioni a Siena), con l’idea che l’azione dei territori sia la condizione fondamentale per rendere la partecipazione più ampia possibile, “dalla presa d’atto delle migliaia di realtà di donne in Italia che, su tutto il territorio, testimonia di un attivismo e di una volontà di fare e migliorare le cose, la vita delle donne e anche di tutti gli altri.” (Sapegno, conclusioni a Siena)

Il programma della giornata:

Mattina

  •  Presentazione di proposte e discussione sull’organizzazione della rete dei comitati toscani;
  •  Presentazione dell’iniziativa “188 firme per la 188”;

Pomeriggio

  • Divisione delle partecipanti in 4 gruppi di lavoro, in base ai temi definiti insieme nella riunione dei comitati nazionali del 2 ottobre (welfare, lavoro, rappresentanza, rappresentazione), per fare il punto dell’attività svolta e per condividere i programmi futuri. Su questi temi ogni comitato aveva già lavorato singolarmente e nel caso del welfare già a livello regionale;
  • Presentazione iniziative 8 marzo.

Organizzazione della Rete dei Comitati toscani

Siamo tutte convinte che la forma scelta per la rete sia anche sostanza. Per trovare una forma che ci somigliasse il più possibile abbiamo ricordato le parole di Mariella Gramagli a Siena, che avevano colpito tutte noi: “Il movimento delle donne dovrà essere organizzato (fiducia e trasparenza ne dovranno essere le basi), stabile (non dovrà mai essere dimenticato), autonomo (e non subordinato), inclusivo”.

L’intento è stato quello di confrontarci su quale forma organizzativa ci possa consentire di lavorare al meglio, coinvolgendo in modo circolare ognuna di noi, superando l’estemporaneità dei processi attivati fino a qui. Ci piacerebbe considerarci una sorta di “progetto pilota” a livello nazionale. Pensiamo che un confronto aperto e delle scelte condivise sul tema del funzionamento della relazione tra comitati toscani possa rendere il nostro lavoro più efficace e possa far avanzare la relazione di fiducia e la partecipazione democratica.

Ogni comitato ha presentato le proprie valutazioni e proposte, dalle quali sono emerse alcune linee comuni:

  1. Bisogno di un’organizzazione flessibile, capace di empowerment, fiducia e sostegno, nella serenità che sia i tempi sia le modalità sono un patrimonio comune;
  2. Organizzazione orizzontale, circolare e aperta, non ingessata in ruoli definiti e fissi, non gerarchica, alla quale partecipa un numero non definito di persone. Almeno a livello regionale possiamo lasciare la partecipazione alla disponibilità di ognuna;
  3. Mailing-list dei comitati toscani, che già c’è, e che non dovrebbe essere uno strumento di discussione, ma più che altro di informazione e lavoro; la cosa che sta funzionando bene al momento, dunque non è necessario modificarla;
  4. Creazione dei gruppi di lavoro regionali, con mailing-list autonome;
  5. La creazione, a titolo sperimentale, di un GOOGLE-SITE, dove si possono mettere tutti i materiali dei comitati e dei gruppi di lavoro, calendario con le varie iniziative e con le varie riunioni, soprattutto con quelle che riguardano i vari gruppi. Il sito secondo noi deve essere chiuso, ovvero aperto solo a chi partecipa al lavoro dei comitati, soprattutto per la parte dei documenti e dei messaggi. Il comitato di Livorno si rende disponibile alla creazione del sito. Immaginiamo almeno una responsabile per comitato al sito regionale;
  6. Si mettono a disposizioni le competenze presenti nei comitati per degli incontri di ”alfabetizzazione informatica” per aiutare chi ha bisogno e desidera superare il gap tecnologico;
  7. Esigenza di incontro a livello regionale almeno ogni due mesi per avere un monitoraggio di dove sta andando il movimento, nelle varie città a rotazione, decidendo ad ogni incontro quale comitato organizzerà l’incontro successivo, Siena si è candidata per il prossimo che si terrà a fine aprile o primi di maggio;
  8. Fondamentale la discussione nei singoli territori, come strumento principe per un processo partecipativo democratico, capace di coinvolgere le donne;
  9. L’uso degli strumenti informatici rappresenta una modalità per lavorare meglio e più spesso insieme e coordinarci anche quando i tempi sono nemici, soprattutto a noi donne, ma l’incontro personale, la conoscenza diretta, lo scambio e confronto personale restano un elemento insostituibile della relazione alla base dei comitati SNOQ.

Gli impegni

  • Organizzare un ulteriore gruppo di lavoro sulla violenza sulle donne, argomento sul quale più territori sentono la necessità di un confronto e un sostegno;
  • Confronto nei territori per elaborare una proposta per la riunione nazionale del 18 marzo, da condividere prima a livello regionale, provando ad elaborare una proposta comune;
  • Lavoro dei gruppi e azione per le priorità definite oggi insieme.

I gruppi di lavoro

  1. WelfareIn Toscana ci siamo concentrate sul PISSR (Piano Socio-Sanitario regionale). L’incontro, il secondo a livello regionale per quel che riguarda l’analisi del Piano Regionale Socio Sanitario, è iniziato parlando dei consultori, si conferma da parte di tutte la necessità di lottare per luoghi pubblici di consulenza in ogni territorio, per sviluppare sempre di più interventi per la salute della donna e i bambini, per favorire leggi che aiutino la donna e il lavoro della donna e per implementare nuove opportunità per le nuove famiglie e le coppie omosessuali e lesbiche, oltre al riconoscimento delle nuove coppie di fatto.Il secondo argomento affrontato è stato l’interruzione volontaria di gravidanza, per quel che riguarda la IVG il vero problema è come conciliare le necessità territoriali con il forte aumento di medici obiettori dovuto spesso a causa di un’attività che non permette carriera oltre ad essere stressante quando pochi medici sono costretti ad assumersi il carico di intere città.

    A Siena hanno istituito un tavolo sulle politiche sociali e sanitarie che riguardano le donne al quale partecipano Asl, Azienda Ospedaliera e Comune insieme al Comitato Se Non Ora Quando e ad altre associazioni di donne proprio per analizzare i temi di cui stiamo parlando.

    Il comitato bioetico nazionale ha previsto l’obiezione di coscienza oltre alla IVG anche sulla pillola del giorno dopo, dopo la valutazione dei codici deontologici professionali, estendendolo anche ai farmacisti. Il comitato bioetico dice anche che comunque il medico deve informare la donna su da chi o dove andare se lui non può dare questo servizio e anche i responsabili dei servizi devono farsi carico che i servizi funzionino. I consultori inoltre fanno parte dei LEA (livelli minimi di assistenza ) e come tali sono obbligati a fornire i servizi di loro competenza.

    Siena, tramite questo tavolo di concertazione ha richiesto un numero minimo di non obiettori nella Asl e noi tutte nel documento mandato alla Regione si è richiesto che ci siano albi pubblici dei non obiettori. Si chiedono anche dati sulla distribuzione della pillola RU486 (aborto non chirurgico)

    Decidiamo di fare azione di supervisione dei dati forniti dalla Asl su IVG, sui consultori e sui medici obiettori per promuovere un’attenzione della regione sull’attuazione delle politiche per la salute delle donne.

    L’educazione sessuale nelle scuole é prevista ma non sempre fatta, va implementata cercheremo di muoverci anche in questo senso.

    Ci hanno detto che c’è un indagine della regione sui consultori approvata il 15 febbraio Luisa la manderà a tutte appena la trova.

    La soglia di consapevolezza delle donne si è abbassata e anche la vigilanza sull’operato del pubblico. Quali servizi effettivamente sono garantiti? Quali azioni per sostenere l’applicazione e l’innovazione dei servizi sanitari per l’area materno-infantile?

    Un’altra questione è quella della vaccinazione Hpv, che è un grosso business e c’è comunque un rischio vaccinale su un farmaco che non copre tutti i ceppi, inoltre il richiamo non viene pagato e non ci sono ricerche a lungo termine, gli studi si sono fermati a 5 anni fa.

    Decidiamo nelle prossime riunioni di approfondire altri argomenti quali le azioni per la salute delle donne in menopausa , la questione della salute mentale, dei disturbi alimentari e la dipendenza da alcool nelle donne.
    Manderemo alla IV commissione le nostre note fatte sul PISSR e chiederemo un tavolo ai due assessori preposti per aprire un dibattito su questi argomenti.

    Ricordiamo che la presentazione delle note sul PISSR è già stata fatta alle consigliere delle pari opportunità in Regione che porteranno le nostre modifiche in consiglio.

  2. LavoroLe annose difficoltà delle donne nell’accesso e nel mantenimento del posto di lavoro sono dovute, prima che a elementi oggettivi (carenza di servizi alla cura di bambini e anziani per esempio), a un deficit culturale che fa sì che il lavoro femminile sia considerato accessorio e ausiliario a quello maschile.
    Dunque il primo obiettivo è quello di fare cultura affinché le donne diventino consapevoli delle discriminazioni anche indirette spesso non percepite come tali e affinché il lavoro torni in generale ad avere un valore sociale. La crisi che penalizza di più le donne deve rappresentare per noi anche un’opportunità di cambiamento per difendere e diffondere la nostra idea di società, di sviluppo sostenibile, di relazioni e di organizzazione del lavoro. Dobbiamo “femminilizzare” il mondo del lavorochiedendo una maggiore presenza femminile ai livelli apicali che si accompagni però anche ad un modo diverso di stare nel lavoro, un modo “nostro” che non rispecchi il modello maschile dominante che finora abbiamo introiettato più o meno consapevolmente.Rimettere così al centro la persona (e non più la merce come nel modello di società consumistica) significa parlare anche di una società più umana, più sobria, dove si abbia il coraggio di parlare anche di decrescita. Anche da questo prende spunto la richiesta di opporsi alla liberalizzazione selvaggia degli oraridei pubblici esercizi in particolare della grande distribuzione (settore di lavoro molto femminile) facendo convergere interessi di clienti e lavoratrici/lavoratori.Il paradosso tutto italiano per cui le donne sul lavoro sono considerate più affidabili e più competenti ma si continua a preferire loro gli uomini a causa della maternità, va superato con un lavoro culturale (a partire dalle scuole sulla condivisione familiare del lavoro di cura) e con strumenti concreti:

    • Ripristino Legge 188/2007 contro le dimissioni in bianco
    • Paternità obbligatoria alla nascita di un figlio
    • Congedi parentali retribuiti di più (attualmente il 30%)
    • Assegno di maternità per tutti
    • Diffusione delle buone pratiche facendo paralleli con aziende europee che danno strumenti di conciliazione e di flessibilità buona sugli orari
    • Diffusione della conoscenza dei fondi messi a disposizione dalla Legge 53 sia per lavoratrici dipendenti che autonome
    • Far rientrare le politiche aziendali per le pari opportunità nella responsabilità sociale d’impresa prevedendo un’apposita e trasparente certificazione

    Considerata la riforma del mercato del lavoro in atto, è stata sottolineata la preoccupazione rispetto alle ricadute sul mondo del lavoro femminile. Gli attuali ammortizzatori sociali hanno finora indirettamente penalizzato le donne, occupate di più in settori non coperti da cassa integrazione. È necessario estendere le tutele a tutti i lavoratori, anche precari, senza dismettere però il sistema attuale in questa fase di crisi. Soprattutto vanno create le condizioni (formazione, tirocini etc) per la riqualificazione professionale delle donne che perdono il lavoro, soprattutto alla luce della riforma previdenziale che allunga l’età pensionabile.

    Rispetto alla previdenza, va rivisto il meccanismo di calcolo della rendita nel sistema di previdenza complementare che penalizza le donne a causa della maggiore speranza di vita facendo proprio il metodo di calcolo assicurativo diverso da quello dell’Inps. È provato che la speranza di vita non è molto più alta per le donne rispetto agli uomini quando esse lavorano. Inoltre, il peso sempre maggiore che avrà la rendita della previdenza complementare rispetto a quella pubblica dell’Inps, rende fondamentale affrontare questo dibattito.

    Fondamentale affrontare il problema del precariato femminile (quasi il doppio di quello maschile):

    Garantire servizi pubblici (ad esempio all’infanzia) anche alle lavoratrici con partite iva, libere professioniste, autonome, a progetto etc

    Far costare di più i contratti atipici rispetto al tempo indeterminato

    Rispetto al gap salariale (che arriva in Italia anche al 23%) è importante denunciare il fenomeno e vigilare sulla contrattazione di secondo livello (integrativa) che premia spesso il maggior tempo lavorato (penalizzando così le donne) con il salario cosiddetto variabile. Inoltre ricordiamo che le donne lavorano spesso in settori dove non c’è contrattazione aziendale, perdendo così l’opportunità di una maggiorazione di salario. Un aiuto in questo senso potrebbe venire dall’estensione dell’obbligo di pubblicare i dati delle risorse umane divisi per genere (previsto dalla Legge 125) anche alle aziende sotto il 100 dipendenti.

    In conclusione il problema della conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro (esigenza che dovrebbe essere anche degli uomini!) rimane al centro delle discriminazioni più o meno latenti. Se le donne lavorano poco, sono pagate meno, non fanno carriera, perdono per prime il posto di lavoro in tempi di crisi economica, sono soggette più degli uomini al ricatto delle dimissioni in bianco, sono “ingabbiate” in un part time scelto per forza, tutto questo dipende dalla difficoltà di accettare il valore sociale della maternità e l’idea che sia possibile lavorare con efficienza in modo diverso, più basato sulla collaborazione e sull’inclusione e non necessariamente sulla competizione.

    L’importanza dello stato sociale non è stata approfondita (lasciando l’argomento al gruppo sul welfare) ma è stato ribadito come si potrebbe creare un circolo virtuoso di lavoro che crea altro lavoro, se le donne (lavorando di più) non fossero più costrette a stare a casa per curare bambini e anziani, in quanto qualcun altro potrebbe farsi carico di queste esigenze con un lavoro retribuito.

  3. RappresentanzaIl gruppo sulla rappresentanza parte dall’idea condivisa che il 50% della presenza delle donne nei luoghi delle decisioni è un passo di democrazia sostanziale.Il primo passo è certamente la rappresentanza nei luoghi istituzionali ed elettivi attraverso i meccanismi elettorali nel loro complesso. Ciò passa sia dalla modifica della legge elettorale (nazionale e regionale), che dall’assunzione di responsabilità da parte dei partiti, ponendoci come “massa critica” (preferiamo il termine fare “advocacy”), capace di influenzare le scelte nella direzione che noi condividiamo.L’ambito di analisi è sia nazionale, coinvolge tutto il movimento SNOQ, che territoriale, per noi concentrato sul territorio toscano.

    Per fare ciò abbiamo individuato un percorso che si articola in vari passaggi:

    • una maggiore conoscenza personale, con approfondimenti specifici sul tema dei sistemi elettorali, con l’ausilio delle competenze delle persone nei comitati SNOQ toscani o legate ai gruppi SNOQ. Pensiamo ad una costituzionalista e all’aiuto di Sandra di L&G (Sandra Bonsanti si è resa disponibile per fare da tramite), conosciamo e approfondiamo per poter avere gli strumenti di valutazione necessari;
    • incontro con tutte e nove le Consigliere regionali Toscane (mercoledì 29 febbraio alle 15.00), nell’ottica di sensibilizzare prima di tutto le donne presenti nelle istituzioni;
    • incontro con i referenti regionali dei partiti, per ascoltare cosa pensano in merito ai sistemi elettorali rapportati con la rappresentanza delle donne e che proposte hanno (se ne hanno). Sono stati contattati tutti i partiti presenti in regione. Fino ad oggi hanno risposto solo IDV (già incontrata Clotilde Giurleo, unica referente donna) e SEL (Giuseppe Brogi);
    • incontro con le elette in parlamento Toscane (12 marzo);
    • incontro con la CRPO Toscana;
    • infine, incontro con il Presidente della regione Enrico Rossi.

    Ci interessa, inoltre, un confronto aperto soprattutto con le donne della nostra regione (e non solo), perché siamo consapevoli che non tutte considerano il tema della rappresentanza una questione cruciale in un modello sociale veramente equo e democratico. La strada è lunga e passa anche dalla nostra capacità di comunicare, partecipare e far partecipare.

    Inoltre è stato deciso di preparare con urgenza un emendamento al Piano di Cittadinanza di Genere regionale, in discussione il 21 febbraio in Consiglio, per inserire un obiettivo specifico sul rispetto della rappresentanza di genere nella politica e nelle istituzioni. Per fortuna oggi 25-02-2012, sappiamo che tale emendamento è stato accettato, insieme ad tre da noi presentati su altre questioni del Piano.

  4. Rappresentazione

Il gruppo si scambia informazioni sulle iniziative che sono state messe in campo a livello territoriale.

Il tema della violenza è stato oggetto di lavoro e riflessione di vari comitati e potrebbe diventare un gruppo di lavoro specifico, per quanto sia complicato reperire le risorse necessarie per gruppi distinti.

Si parla anche della necessità di prevedere percorsi formativi specialistici per gli operatori, ma anche per i futuri docenti e/o per gli studenti universitari in genere.

E’ necessario che i territori siano forniti di punti informativi e di centri antiviolenza: Snoq potrebbe lavorare in questo senso.

Il tema sfocia nella necessità di una qualche forma giuridica per poter accedere a percorsi di finanziamento: le donne hanno già lavorato facendo leva sul volontariato ora bisogna che vi sia un supporto economico. E qualche strumento legislativo che prevede finanziamenti c’è (legge 16). E’ necessario costruire relazioni con la parte politica (tavoli interistituzionali).

Per quanto riguarda il femminicidio si ritiene concordemente necessario proporre l’istituzione del reato specifico e con pena elevata (alla parte politica). Ci si chiede anche se sia il caso di richiedere la persecuzione d’ufficio e non a querela del reato di stupro, come già previsto per l’aggravante dello stupro di gruppo.

Si discute anche della necessità di lavorare sulla diffusione delle informazioni per promuovere e aiutare il necessario cambiamento culturale. Si pensa a campagne di informazione/sensibilizzazione sociale

interventi educativi nelle scuole, con la produzione di materiali specifici da destinare ai diversi contesti, (pillole di CEDAW o sugli stereotipi e i diritti sia video che in opuscoli per chi non è informatizzata), momenti di diffusione pubblica sul tema dei diritti delle donne (convegno sulla Cedaw a livello regionale a Firenze o in più giornate replicate sul territorio). I comitati lavoreranno il più possibile scambiando tra di loro le buone pratiche e cercando di realizzare azioni “contemporanee” per rafforzare la visibilità delle iniziative.

INIZIATIVE 8 MARZO

Territoriali:

Lucca: 3 marzo evento le donne e la resistenza: ieri e oggi. Sala Tobino Palazzo Ducale

10 marzo fiaccolata Qui e Ora. Silente e irremobivile (antiviolenza, sentenza della cassazione, disoccupazione, discriminazione economica, etc) : chiamata di mille persone ore 17,30 anfiteatro a Lucca con fiaccola o lumino, poi Fillungo dove si sta ferme 10 minuti poi San Michele.

Firenze: Piazza dei Ciompi manifestazione + libere tutte dalla violenza con campagna raccolta fondi per Artemisia+ sostegno alle attiviste iraniane in carcere + info toponomastica femminilemarzo anpi …

Siena: cartellone 8 marzo/metà aprile, aderiscono alla campagna di raccolta fondi per la quale individueranno un centro antiviolenza sul loro territorio

Massa: gazebo “libere tutte dalla violenza” con campagna raccolta fondi per Artemisia (o RETE TOSCA, ci è stata comunicata la possibilità di devolvere il ricavato all’intera rete toscana dei centri antiviolenza) + sostegno alle attiviste iraniane in carcere + solidarietà e volantinaggio per Rossella Urru +info toponomastica femminile +raccolta firme per la L.188 contro le dimissioni in bianco (in continuità con l’iniziativa del 23).

Oltre a quelle territoriali è stato proposto che vengano svolte come rete regionale la campagna proposta da Firenze antiviolenza e di raccolta fondi per centro antiviolenza “Libere tutte dalla violenza se non ora quando?”, Firenze e Massa destinano il ricavato ad Artemisia.

Nel gruppo rappresentazione mancavano le rappresentanti di alcuni comitati, mentre il comitato di Lucca doveva prima discutere internamente l’adesione. Firenze darà informazioni e materiali per la replica dell’iniziativa agli altri comitati.

Sorellaggio con donne Iran “un milione di firme …” (a Firenze ricordiamoci manifesto per P.za dei Ciompi NDR), solidarietà alle attiviste iraniane detenute.

Toponomastica 3 donne per 8 marzo locale, regionale, nazionale + nomi scuole per le quali è sufficiente una delibera del Consiglio d’Istituto.

Viene deciso di dare quando possibile forza alla rete agendo contemporaneamente o supportandosi.

I primi eventi

Evento Facebook: no ai concerti nazi-rock in supporto a Massa dove Sabato 25/02 è appunto previsto un concerto. Al riguardo ci siamo anche dette che SNOQ dovrebbe prendere una posizione chiara riguardo al fascismo e ai suoi recenti rigurgiti.

23 febbraio 188×188

Mini evento in contemporanea per firme riduzione stipendi parlamentari? Parificazione?

Sull’organizzazione dei gruppi di lavoro interregionale Firenze propone una mail “rappresentazione” gestita magari da due persone e con denominazione comune che poi si relazioneranno internamente. Alcune propongono di replicare i modelli attuali e/o integrare la comunicazione mail con il telefono. Ragionando in merito si pensa all’eliminazione del digital divide creando micro-percorsi formativi per le donne meno “informatizzate”.

Posted in primo piano, rete regionale.


La Cassazione, lo stupro di gruppo e il ruolo dei media

Un collage di post che riguardano la sentenza della Corte di Cassazione n. 4377/12, in cui si parla di misure cautelari in caso di stupro di gruppo, di come questa sentenza è stata comunicata dai media nazionali e della reazione che ha scatenato sul web.

Buona lettura!

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Da AUT*AUT

Leggendo i commenti, gli articoli, dopo la diffusione della sentenza n 4377/12 della terza sezione penale della Corte di Cassazione, come donna mi sono sentita in dover esprimere un parere, un’opinione, politica.
Prima di far questo però come persona che queste cose (le sentenze)le studia proverò a fare un po’ di chiarezza sull’accaduto, non per spiegare qualcosa a qualcuno che non ritengo in grado di capire, come molti autori degli articoli e dei commenti sembra abbiano voluto fare, ma perché credo fortemente nella condivisione del sapere come forma di lotta, e perché credo che divincolarsi tra i cavilli giuridici non sia cosa facile per nessuno.

Proviamo a fare un passo indietro rispetto alla pronuncia della Cassazione. In primis l’ambito di intervento della sentenza è quello delle misure cautelari e non delle sanzioni. Vale a dire quelle misure che vengono adottate prima che via sia stata una pronuncia nei confronti dell’indagato e qualora ricorrano oltre ai gravi indizi di colpevolezza alternativamente pericolo di inquinamento delle prove, pericolo di fuga e pericolo di reiterazione del reato(ex art 274cpp). Cioè siamo a dire che si corre il rischio di essere sbattuti dentro prima che il processo sia cominciato (vedi i recenti casi degli arrestati per i fatti della Val di Susa).

Peraltro, quella della carcerazione è solo una delle misure che il codice prevede. Si potrebbe discutere dell’ammissibilità o della legittimità di un tale sistema in relazione alle garanzie della libertà personale, ma non è questo l’argomento del dibattito, il sistema vigente è quello delineato. Ora, in questo quadro un ruolo fondamentale è quello del giudice, infatti le misure cautelari non scattano automaticamente, bensì sarà un magistrato a valutare le necessità o meno dell’applicazione della misura, e a scegliere la misura che più ritiene adeguata, nel fare questa scelta non è però del tutto libero bensì vincolato dal principio per cui “la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata.”(ex art 275 3c cpp).

CONTINUA su AUT*AUT

 

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Da Lipperatura

Non è questione di indicare la luna e di guardare il dito. E’ che dito e luna, come direbbe Alejandro Jodorowsky, appartengono a due mondi diversi. In questo caso, allo stesso mondo, guardato da due diversi punti di vista. Non è una storia zen, è una storia di informazione, di media e di spiazzamenti.
I fatti, per cominciare. Venerdì scorso tutti i quotidiani riportano la notizia della sentenza della Corte di Cassazione. Le prime tre righe della notizia sono: “nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell’indagato, ma può applicare misure cautelari alternative”.
Sempre venerdì pomeriggio, interviene a Fahrenheit Barbara Spinelli, che spiega con chiarezza come vada interpretata quella sentenza (in parole davvero povere – le mie, in questo caso – rimanda al giudice la decisione). Nel frattempo, però, sui social network, Facebook in primo luogo, dilaga il passaparola: a protestare sono gruppi di donne e organizzazioni femministe, e anche singole e singoli. Di bacheca in bacheca, la notizia si ingigantisce e si arriva a parlare di  stupro depenalizzato e fioriscono avatar listati a lutto per la messa in libertà dei violentatori.
Ebbene. Nei due post più linkati nelle ore successive, quello di Federica Sgaggio e quello di julienews, si rettifica la notizia così come aveva fatto Barbara Spinelli. Ma mentre Barbara ha giustamente ricordato che questo non solo non diminuisce di un’oncia la gravità della situazione italiana per quanto riguarda stupro e violenza (la conseguenza è che la battaglia, tutta culturale, deve riguardare quei giudici che sono chiamati a decidere), da quei due post (e da molti altri) si ricava la sensazione – più o meno esplicita – che  a essere messe sotto accusa siano soprattutto le donne. Coloro che hanno male interpretato la notizia nei loro comunicati ufficiali (Se Non Ora Quando), le singole ragazze e non che hanno protestato nei loro profili.
Dunque: a essere in difetto non sono gli organi di informazione che hanno come proprio dovere e ragion d’essere la correttezza della medesima, bensì i lettori e le lettrici che non sono capaci di approfondire le notizie fornite e informarsi a loro volta, divenendo essi stessi generatori di informazione. E’, grossomodo, lo stesso atteggiamento del sindaco Alemanno che a fronte dell’assenza di contromisure alla neve caduta venerdì, accusava i romani di non aver messo le catene.

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Da Femminicidio, di Barbara Spinelli

Sono un’avvocata e sono una femminista. E sono indignata.
No, non per la famigerata sentenza della Cassazione, ma per come è stata raccontata dai media e commentata da esperti, politici e per le reazioni del movimento femminista stesso.
La disinformazione regna sovrana, circa l’effettivo significato ed il contenuto della sentenza.
Il populismo è il modo più semplice per raccogliere consensi cavalcando la disinformazione.
Il perché della mia voce fuori dal coro, ho cercato brevemente di spiegarlo nella puntata di Fahrenheit di venerdi’. E ringrazio di cuore Loredana Lipperini per avermi dato la possibilità di farlo. Ma cercherò di essere ancora più chiara e più precisa.
Partiamo dall’inizio.
Con legge n. 94/2009 l’allora Ministero delle Pari Opportunità Carfagna modificava l’art. 275 co.3 c.p.p., introducendo l’obbligatorietà della custodia cautelare in carcere per chi fosse indagato, tra gli altri, anche per il reato di violenza sessuale.
Si trattò della classica modifica legislativa raccogli-consensi: come già commentato qui, era infatti solo un “palliativo” capace di “sedare l’opinione pubblica” a fronte dell’incapacità da parte delle Istituzioni di garantire adeguata protezione alle vittime donne e minori che scelgono di denunciare situazioni di violenza sessuale, atti sessuali con minorenne e prostituzione minorile.
Ma ai giuristi era evidente da subito che quella disposizione era microscopicamente incostituzionale.
Perché?

 

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Report incontro regionale

 Pisa 8/1/2012 incontro regionale comitati SNOQ/13febbraio- Report breve

DOMENICA 8 GENNAIO DALLE ORE 11 ALLE ORE 16 PRESSO LA CASA DELLA DONNA DI PISA, si è tenuto l’incontro regionale dei comitati SNOQ/13febbraio della Toscana.

Da tutta la regione sono arrivate una cinquantina di donne attive nei vari comitati cittadini e provinciali.

Quello dell’8 gennaio è stato il secondo incontro toscano: il primo, allegro e partecipato, si è tenuto a Massa il 24 settembre e in quell’occasione era stato evidente il desiderio di creare un Coordinamento regionale per mettere in comune le esperienze e le pratiche avviate nei vari territori ma anche i dubbi e le incertezze riguardo alle vicende nazionali. Dall’assemblea del 2 ottobre alla manifestazione dell’11 dicembre ci si è rese conto, infatti, che è diventato importante avviare una riflessione e un confronto sul tipo di organizzazione da dare a SNOQ in modo che le varie decisioni relative alla vita del movimento e alla sua visibilità pubblica, possano essere condivise.

L’idea di un coordinamento regionale toscano (analogo a quello delle Marche o dell’Emilia) può avere anche il significato di suggerire al comitato promotore la necessità di trovare un forma organizzativa adeguata per SNOQ, non una struttura burocratica, ma uno strumento agile in grado di rappresentare la vitalità dei vari comitati territoriali e tenerla in relazione con quella del comitato promotore.

Per avviare un confronto significativo su questi temi è stato invitato il Comitato Promotore; Valeria Fedeli e Nicoletta Dentico, che ne fanno parte, si sono rese disponibili e sono intervenute alla riunione.

La bozza proposta per l’ordine del giorno del nostro incontro era la seguente:

– ascolto delle amiche che hanno partecipato alla manifestazione romana dell’11/12;

– valutazione e riconsiderazione delle modalità di comunicazione con il Comitato promotore e fra i Comitati, dell’opportunità politica e dell’efficacia di SNOQ, in vista anche di una possibile mobilitazione;

– 28 gennaio: incontro a Roma della Rete delle donne, promossa da Stefania Barzini, Lidia Castellani e altre; valutazione del possibile rapporto snoq/rete delle donne;

– piattaforma regionale:PSSIR, centri antiviolenza, appl. 194, contraccezione d’urgenza

– riforma della legge elettorale toscana e pressione politica per inserimento di norme per la rappresentanza di genere.

Continued…

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Le briciole del welfare

Nella giornata di sciopero a sindacati uniti, eravamo in piazza anche noi contro la manovra Monti. Condividiamo alcune riflessioni che abbiamo scritto in merito alla manovra. Buona lettura!

La crisi non è neutra. La manovra ancora meno.

 

Solo tagli per risanare il debito pubblico, nessuna idea di sviluppo, nessuna ricetta per rimettere in moto l’economia e la crescita del paese, ma una prospettiva di recessione, povertà ed iniquità sociale.
Qualche tempo fa dicevamo che “la crisi non è neutra”, ora sappiamo che anche le manovre non sono neutre e colpiscono in maniera particolare le donne.
Il succedersi di provvedimenti che hanno finora impoverito i servizi, la scuola, la ricerca, la sanità, fino alla manovra Monti che preleva le risorse direttamente dai redditi delle famiglie e dei pensionati, presenteranno i loro effetti sulla vita delle donne.
In che modo?

SULLE PENSIONI…

In assenza di servizi adeguati per l’infanzia e la terza età, il welfare si regge su un patto implicito tra generazioni di donne di diversa età, con la generazione delle cinquantacinque-sessantacinquenni che assolvono alle funzioni di cura de* nipoti e dei genitori anziani e sostengono con il loro reddito le ed i figli/e precari/e.
L’aumento dell’età pensionabile senza una adeguata politica sociale rompe il patto intergenerazionale, frantumando la rete familiare di welfare che funge da ammortizzatore sociale e sobbarcando le donne del peso insostenibile dell’inconciliabilità tra lavoro retribuito e lavoro di cura.
Il lavoro delle donne non è garantito, è di difficile accesso (una donna su due in Italia è inoccupata) le carriere sono discontinue, prevalgono part-time e contratti atipici; una donna incinta spesso è costretta a rassegnare dimissioni in bianco o a dimettersi per accudire i/le figli/e: il divario di genere si riflette anche sul trattamento pensionistico perché le donne maturano meno contributi (il 52% è al di sotto dei 20 anni di contributi).
Salari più bassi e periodi lavorativi discontinui, con un sistema di tipo contributivo, significano pensioni più basse o nessuna pensione: e già ad oggi la percentuale di donne che matura una pensione è più bassa rispetto a quella degli uomini.
Inoltre, un sistema di tipo contributivo senza redistribuzione non tiene in considerazione che la differenza dei contributi versati tra uomini e donne è spesso dovuta al carico di lavoro di cura che le donne svolgono durante la maternità e nella cura degli anziani
Con il blocco dell’indicizzazione delle pensioni, sono le donne che vengono colpite più duramente: se prima di questa manovra erano povere tra i poveri, ora saranno esposte a un maggiore rischio di indigenza dato dal congelamento del reddito, con riduzione del potere d’acquisto.
In Italia i redditi medi relativi alle pensioni di vecchiaia percepiti dalle donne sono quasi la metà di quelli percepiti dagli uomini (1219 euro mensili) e le donne hanno statisticamente una vita più lunga degli uomini.
Anche la penalizzazione del 2% su ogni anno di anticipo per l’ingresso della pensione prima dei 62 anni si riflette più gravemente sulle donne, a causa della pensione più bassa.

SUL LAVORO…

Tutt* le lavoratrici ed i lavoratori tra i 50 e i 60 anni che sono coinvolt* in crisi aziendali o hanno perso negli ultimi anni il lavoro e non percepiscono un reddito vengono mess* in una situazione di emergenza dalla cancellazione della pensione di anzianità: rischiano di non essere nella quota di esenzione (prevista per solo 50.000 unità), senza strumenti di sostegno al reddito fino all’età pensionabile.
In un periodo di crisi, di precarietà del lavoro e forte inoccupazione, l’aumento dell’età pensionabile paralizza il turnover e l’accesso al lavoro alle generazioni più giovani: nei prossimi dieci anni andranno in pensione il 15% di quell* che avevano previsto di farlo, con un blocco dei posti di lavoro e di dirigenza. Nessuna possibilità di inserimento o miglioramento economico e sociale per le ed i giovani.
Per quanto riguarda la crescita e il lavoro non si è saputo andare oltre l’idea di favorire le aziende che assumono “i giovani e le donne”, buttando in un unico calderone aspecifici incentivi che sono più che altro simbolici.

SUL COSTO DELLA VITA…

La tassa sulla prima casa, il rincaro dell’iva, delle accise e della benzina sono tutte misure che riguardano beni necessari e prodotti di largo consumo che, in un periodo di deflessione, disoccupazione e salari bloccati, diminuiranno il potere d’acquisto di chi vive di reddito dipendente e pensioni.
E’ evidente che, come è stato per la scuola, non si tratta di una “riforma” ma di un sistema di tagli che servono a fare cassa.
Questa manovra che guarda solo al contenimento della spesa pubblica, fa riferimento alle risorse delle donne, non solo perché preleva dai redditi e dai diritti delle donne che lavorano e di quelle che hanno lavorato ma perché rende la vita delle giovani donne una corsa con sempre più ostacoli verso un futuro difficile da immaginare.
 

Spazzato via il welfare, toccherà come sempre alle donne raccoglierne le briciole?

 

Comitato Donne 13 Febbraio Pisa

Pisa, 12/12/2011

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Femminicidio mai +

Si avvicina il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.

La Casa della Donna di Pisa , all’interno del programma “La violenza non va in crisi_11” organizza l’iniziativa “Femminicidio mai +” con un flash mob che comporrà con le scarpe un grande simbolo femminista sul Ponte di Mezzo in memoria dei 128 femminicidi avvenuti nel 2011 in Italia, con l’iconografia della campagna “¡Cuidado! El machismo mata!” lanciata dal 2007 in Cile dalla Red Chilena contra la violencia doméstica y sexual e ripresa successivamente in tutto il mondo, come campagna virale.

Segnaliamo anche la pubblicazione del saggio “Il riconoscimento giuridico dei concetti di femmicidio e del femminicidio” di Barbara Spinelli contenuto nel volume “Femicidio: dati e riflessioni intorno ai delitti per violenza di genere”. Sia il volume sia il saggio sono scaricabili online in formato pdf, qui:
http://gdcedaw.blogspot.com/2011/11/il-riconoscimento-giuridico-dei.html

Riportiamo qui in basso il comunicato (leggi in pdf) di convocazione e ci troviamo venerdì sul Ponte di Mezzo.

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Nel 2010, in Italia, c’erano 127 donne, che non ci sono più.

Nel 2011 c’erano, fino a oggi 21 novembre, 128 donne che non ci sono più.

Sono state uccise per mano di uomini (loro mariti, ex,compagni, parenti o sconosciuti), nel 70% dei casi sono state uccise in casa, la propria o quella del partner o della persona, comunque conosciuta, che ha commesso il delitto.

Questo delitto è il femminicidio: l’uccisione di donne da parte di uomini per motivi di genere. Continued…

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“Un autentico mostro americano” (cit.)

Pochi giorni fa è stato tradotto da* compagn* di Femminismo a Sud un articolo che riguarda la PAS (presunta sindrome di alienazione parentale), già uscito il 31 maggio 2003 su The Indipendent con la firma di Andrew Gumbel, che analizza il profilo dell’inventore di questa sindrome tanto pericolosa quanto inesistente, Richard Gardner.

Il ddl (n.957) in discussione al senato in Commissione Giustizia, che vorrebbe riformare in senso peggiorativo le norme sull’affido condiviso stabilite con la legge 54/2006, e che propone l’introduzione della Pas come prassi consolidata nei tribunali italiani e contro il quale si sono già pronunciati in diverse occasioni l’Associazione magistrati per minori e famiglie, l’Organismo avvocatura italiana, l’Associazione italiana degli avvocati per famiglie e minori.

Ecco il profilo di Richard Gardner e la nascita della PAS. Buona lettura.

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da Femminismo a Sud

Il dottor Richard A. Gardner – Psichiatra infantile che ha sviluppato la teoria della Sindrome da Alienazione Parentale

Nel corso di una causa controversa per la custodia dei figli che ebbe luogo nei sobborghi di Pittsburgh pochi anni fa, tre ragazzi adolescenti supplicarono un giudice del tribunale familiare di non costringerli a proseguire con le visite al proprio padre, sostenendo che questi abusasse fisicamente di loro. Piuttosto che credere ai ragazzi, il giudice si affidò alla testimonianza di un perito scelto dal padre, un professore di psichiatria clinica della Columbia University, Richard A. Gardner.

Richard Alan Gardner, psichiatra: nato a New York il 28 aprile del 1931, Dottore in Medicina nel 1956; sposato due volte (un figlio, due figlie), e morto a Tenafly, New Jersey, il 25 maggio 2003. Continued…

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