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La giornata internazionale delle donne

L’ 8 marzo, data che tutti conoscono, ha una storia intrisa di leggende risapute e fatti meno noti. A molte e molti di noi è stato spiegato che la data è legata alla tragica vicenda delle operaie morte in un incendio durante uno sciopero in una fabbrica di Chicago, all’inizio del secolo scorso. Tale narrazione, tramandandosi, ha informato la data dell’8 marzo dell’icona della donna-martire, l’eroina silenziosa di una storia che la ricorda per un solo giorno all’anno.

Sappiamo per certo che all’inizio del XIX secolo vi fu un incendio in una fabbrica di abbigliamento femminile della Triangle Shirtwaist Company, vicino a Washington Square a New York, nel quale persero la vita 146 operaie. Era il 25 marzo 1911; le operaie, quasi tutte est-europee o italiane, erano state rinchiuse dentro i locali della fabbrica dai proprietari per impedire loro di interrompere il lavoro ed aderire agli scioperi che in quella fase coinvolgevano gruppi sempre più vasti del movimento operaio. Nello stesso giorno l’incendio scoppiò.

Leggenda dunque o verità? Il frammento di realtà storica sopra menzionato rivela infatti alcune incongruenze ed elementi che ci portano un po’ più in là nella storia dei significati della giornata delle donne. L’idea di dedicare un giorno all’anno alle donne è nata in realtà nel 1910, un anno prima degli eventi della fabbrica di New York, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenhagen. La proposta era quella di stabilire in ogni paese una data per una manifestazione annuale dedicata alla questione femminile e, primo obiettivo fra tutti, alla rivendicazione del diritto di voto per le donne. In Italia la proposta non ebbe eco immediata; mancava probabilmente un pensiero comune capace di unire le leghe femministe per il suffragio universale e le donne socialiste, che, nella loro difesa delle lavoratrici, si mostravano riluttanti alla cooperazione con il femminismo borghese. L’8 marzo allora, in Italia, aveva un significato solo per poche; con l’avvento del fascismo e la costruzione di un immaginario femminile di segno ben diverso, la data cadde presto nell’oblio, o nei festeggiamenti clandestini, sostituita, nel 1933, da un’altra festa annuale dedicata alle donne del regime: la Giornata della madre e del fanciullo.

Bisogna aspettare il 1945, nei momenti finali del conflitto mondiale, perché l’UDI (Unione delle donne italiane) prenda la parola per riportare sulla scena l’8 marzo, riesumato direttamente dai primi congressi internazionali delle donne, pensato e voluto come « giorno di lotta» di tutte le donne «che hanno interessi comuni: la fine della guerra, un nuovo ordine sociale». L’anno successivo, l’8 marzo 1846, le donne italiane, insieme a quelle di tutti i paesi, festeggiano per la prima volta il loro giorno e con questo la fine della guerra, la caduta del fascismo, l’ottenimento del diritto di voto.

Nella storia controversa, negata e riscritta più volte, della giornata dell’8 marzo, i temi che la attraversano a ritmi alternati ma sempre pressanti legano dunque le donne a degli obiettivi comuni: la pace, il lavoro, la rappresentanza politica. In questa storia la vicenda delle operaie americane trova il suo spazio narrativo nel supportare le lotte delle lavoratrici per condizioni di lavoro dignitose e egalitarie e per il diritto alla salute sul posto di lavoro. Allo stesso tempo la storia, divenuta ormai leggenda, assolve una funzione rassicurante per il resto della popolazione (soprattutto italiana) liberando il senso della giornata dalla sua matrice socialista e affidandola al patrocinio, politicamente più accettabile, della storia del movimento operaio statunitense.

Ma la scena muta ancora. La stagione dei movimenti degli anni ’70 porta all’attenzione temi a cui né la storia né la leggenda sanno dare risposte. Per le donne in particolar modo si impongono domande ineludibili sul come tenere insieme l’esperienza fisica e quotidiana della maternità con la realtà sociale e lavorativa. La risposta si scandisce in una parola già nota al femminismo, ma densa di nuovi significati dirompenti: autodeterminazione, ovvero diritto alla maternità – e alla sessualità – scelta, libera e consapevole ; diritto all’aborto. L’8 marzo, il suo significato e la sua storia passano anche di qui.

8 marzo 1977 Padova

Cent’anni dopo la prima festa internazionale delle donne pensiamo oggi all’otto marzo come giorno di lotta (femminista) e condivisione (internazionale), nel rivendicare il diritto alla salute e al lavoro, la costruzione di percorsi di pace e la possibilità di autodeterminarci come soggetti capaci di decidere delle proprie relazioni, del proprio corpo, la propria vita. Non solo una volta l’anno, ma all’interno in un percorso continuo in cui le donne e gli uomini pensano e costruiscono un mondo di relazioni diverse e in cui riecheggiano le parole della storia: Le mimose? No grazie, preferiamo il futuro1.

1 È il titolo del documento stilato dal Coordinamento donne della Federazione Lavoratori Metalmecanici, in occasione della grande manifestazione per il disarmo che ebbe luogo davanti alla base Nato di Comiso (Catania) l’8 marzo 1983.

Per una bibliografia relativa alla storia dell’8 marzo: T. Capomazza, M. Ombra, 8 marzo: storie, miti, riti della giornata internazionale della donna, Roma, Utopia, 1987, A. Gissi, Otto marzo.La giornata internazionale delle donne in Italia, Roma, Viella, 2010, e il sito dell’UDI (Unione delle donne italiane): http://unionedonne.altervista.org/index.php/iniziative/8-marzo/la-vera-storia.html

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