TERZA RIUNIONE REGIONALE RETE COMITATI SNOQ/13 FEBBRAIO DELLA TOSCANA
Si è svolta a Firenze la terza riunione della Rete dei Comitati toscani SNOQ-Donne del 13 febbraio della Toscana. Il primo incontro si è svolto a Massa il 24 settembre, il secondo a Pisa il 9 gennaio ed il terzo domenica 19 febbraio a Firenze. La riunione è stata decisa per proseguire il percorso che i comitati Toscani hanno iniziato insieme di conoscenza, confronto e condivisione con l’obiettivo della costruzione della rete come proposto a Siena il 9-10 luglio 2011.
A Siena ci siamo prese l’impegno di costruire “un movimento organizzato”, nella “necessità di rete e di apertura per incoraggiare tutte e ciascuna a tessere relazioni” (Sapegno, conclusioni a Siena), con l’idea che l’azione dei territori sia la condizione fondamentale per rendere la partecipazione più ampia possibile, “dalla presa d’atto delle migliaia di realtà di donne in Italia che, su tutto il territorio, testimonia di un attivismo e di una volontà di fare e migliorare le cose, la vita delle donne e anche di tutti gli altri.” (Sapegno, conclusioni a Siena)
Il programma della giornata:
Mattina
- Presentazione di proposte e discussione sull’organizzazione della rete dei comitati toscani;
- Presentazione dell’iniziativa “188 firme per la 188”;
Pomeriggio
- Divisione delle partecipanti in 4 gruppi di lavoro, in base ai temi definiti insieme nella riunione dei comitati nazionali del 2 ottobre (welfare, lavoro, rappresentanza, rappresentazione), per fare il punto dell’attività svolta e per condividere i programmi futuri. Su questi temi ogni comitato aveva già lavorato singolarmente e nel caso del welfare già a livello regionale;
- Presentazione iniziative 8 marzo.
Organizzazione della Rete dei Comitati toscani
Siamo tutte convinte che la forma scelta per la rete sia anche sostanza. Per trovare una forma che ci somigliasse il più possibile abbiamo ricordato le parole di Mariella Gramagli a Siena, che avevano colpito tutte noi: “Il movimento delle donne dovrà essere organizzato (fiducia e trasparenza ne dovranno essere le basi), stabile (non dovrà mai essere dimenticato), autonomo (e non subordinato), inclusivo”.
L’intento è stato quello di confrontarci su quale forma organizzativa ci possa consentire di lavorare al meglio, coinvolgendo in modo circolare ognuna di noi, superando l’estemporaneità dei processi attivati fino a qui. Ci piacerebbe considerarci una sorta di “progetto pilota” a livello nazionale. Pensiamo che un confronto aperto e delle scelte condivise sul tema del funzionamento della relazione tra comitati toscani possa rendere il nostro lavoro più efficace e possa far avanzare la relazione di fiducia e la partecipazione democratica.
Ogni comitato ha presentato le proprie valutazioni e proposte, dalle quali sono emerse alcune linee comuni:
- Bisogno di un’organizzazione flessibile, capace di empowerment, fiducia e sostegno, nella serenità che sia i tempi sia le modalità sono un patrimonio comune;
- Organizzazione orizzontale, circolare e aperta, non ingessata in ruoli definiti e fissi, non gerarchica, alla quale partecipa un numero non definito di persone. Almeno a livello regionale possiamo lasciare la partecipazione alla disponibilità di ognuna;
- Mailing-list dei comitati toscani, che già c’è, e che non dovrebbe essere uno strumento di discussione, ma più che altro di informazione e lavoro; la cosa che sta funzionando bene al momento, dunque non è necessario modificarla;
- Creazione dei gruppi di lavoro regionali, con mailing-list autonome;
- La creazione, a titolo sperimentale, di un GOOGLE-SITE, dove si possono mettere tutti i materiali dei comitati e dei gruppi di lavoro, calendario con le varie iniziative e con le varie riunioni, soprattutto con quelle che riguardano i vari gruppi. Il sito secondo noi deve essere chiuso, ovvero aperto solo a chi partecipa al lavoro dei comitati, soprattutto per la parte dei documenti e dei messaggi. Il comitato di Livorno si rende disponibile alla creazione del sito. Immaginiamo almeno una responsabile per comitato al sito regionale;
- Si mettono a disposizioni le competenze presenti nei comitati per degli incontri di ”alfabetizzazione informatica” per aiutare chi ha bisogno e desidera superare il gap tecnologico;
- Esigenza di incontro a livello regionale almeno ogni due mesi per avere un monitoraggio di dove sta andando il movimento, nelle varie città a rotazione, decidendo ad ogni incontro quale comitato organizzerà l’incontro successivo, Siena si è candidata per il prossimo che si terrà a fine aprile o primi di maggio;
- Fondamentale la discussione nei singoli territori, come strumento principe per un processo partecipativo democratico, capace di coinvolgere le donne;
- L’uso degli strumenti informatici rappresenta una modalità per lavorare meglio e più spesso insieme e coordinarci anche quando i tempi sono nemici, soprattutto a noi donne, ma l’incontro personale, la conoscenza diretta, lo scambio e confronto personale restano un elemento insostituibile della relazione alla base dei comitati SNOQ.
Gli impegni
- Organizzare un ulteriore gruppo di lavoro sulla violenza sulle donne, argomento sul quale più territori sentono la necessità di un confronto e un sostegno;
- Confronto nei territori per elaborare una proposta per la riunione nazionale del 18 marzo, da condividere prima a livello regionale, provando ad elaborare una proposta comune;
- Lavoro dei gruppi e azione per le priorità definite oggi insieme.
I gruppi di lavoro
- WelfareIn Toscana ci siamo concentrate sul PISSR (Piano Socio-Sanitario regionale). L’incontro, il secondo a livello regionale per quel che riguarda l’analisi del Piano Regionale Socio Sanitario, è iniziato parlando dei consultori, si conferma da parte di tutte la necessità di lottare per luoghi pubblici di consulenza in ogni territorio, per sviluppare sempre di più interventi per la salute della donna e i bambini, per favorire leggi che aiutino la donna e il lavoro della donna e per implementare nuove opportunità per le nuove famiglie e le coppie omosessuali e lesbiche, oltre al riconoscimento delle nuove coppie di fatto.Il secondo argomento affrontato è stato l’interruzione volontaria di gravidanza, per quel che riguarda la IVG il vero problema è come conciliare le necessità territoriali con il forte aumento di medici obiettori dovuto spesso a causa di un’attività che non permette carriera oltre ad essere stressante quando pochi medici sono costretti ad assumersi il carico di intere città.
A Siena hanno istituito un tavolo sulle politiche sociali e sanitarie che riguardano le donne al quale partecipano Asl, Azienda Ospedaliera e Comune insieme al Comitato Se Non Ora Quando e ad altre associazioni di donne proprio per analizzare i temi di cui stiamo parlando.
Il comitato bioetico nazionale ha previsto l’obiezione di coscienza oltre alla IVG anche sulla pillola del giorno dopo, dopo la valutazione dei codici deontologici professionali, estendendolo anche ai farmacisti. Il comitato bioetico dice anche che comunque il medico deve informare la donna su da chi o dove andare se lui non può dare questo servizio e anche i responsabili dei servizi devono farsi carico che i servizi funzionino. I consultori inoltre fanno parte dei LEA (livelli minimi di assistenza ) e come tali sono obbligati a fornire i servizi di loro competenza.
Siena, tramite questo tavolo di concertazione ha richiesto un numero minimo di non obiettori nella Asl e noi tutte nel documento mandato alla Regione si è richiesto che ci siano albi pubblici dei non obiettori. Si chiedono anche dati sulla distribuzione della pillola RU486 (aborto non chirurgico)
Decidiamo di fare azione di supervisione dei dati forniti dalla Asl su IVG, sui consultori e sui medici obiettori per promuovere un’attenzione della regione sull’attuazione delle politiche per la salute delle donne.
L’educazione sessuale nelle scuole é prevista ma non sempre fatta, va implementata cercheremo di muoverci anche in questo senso.
Ci hanno detto che c’è un indagine della regione sui consultori approvata il 15 febbraio Luisa la manderà a tutte appena la trova.
La soglia di consapevolezza delle donne si è abbassata e anche la vigilanza sull’operato del pubblico. Quali servizi effettivamente sono garantiti? Quali azioni per sostenere l’applicazione e l’innovazione dei servizi sanitari per l’area materno-infantile?
Un’altra questione è quella della vaccinazione Hpv, che è un grosso business e c’è comunque un rischio vaccinale su un farmaco che non copre tutti i ceppi, inoltre il richiamo non viene pagato e non ci sono ricerche a lungo termine, gli studi si sono fermati a 5 anni fa.
Decidiamo nelle prossime riunioni di approfondire altri argomenti quali le azioni per la salute delle donne in menopausa , la questione della salute mentale, dei disturbi alimentari e la dipendenza da alcool nelle donne.
Manderemo alla IV commissione le nostre note fatte sul PISSR e chiederemo un tavolo ai due assessori preposti per aprire un dibattito su questi argomenti.
Ricordiamo che la presentazione delle note sul PISSR è già stata fatta alle consigliere delle pari opportunità in Regione che porteranno le nostre modifiche in consiglio.
- LavoroLe annose difficoltà delle donne nell’accesso e nel mantenimento del posto di lavoro sono dovute, prima che a elementi oggettivi (carenza di servizi alla cura di bambini e anziani per esempio), a un deficit culturale che fa sì che il lavoro femminile sia considerato accessorio e ausiliario a quello maschile.
Dunque il primo obiettivo è quello di fare cultura affinché le donne diventino consapevoli delle discriminazioni anche indirette spesso non percepite come tali e affinché il lavoro torni in generale ad avere un valore sociale. La crisi che penalizza di più le donne deve rappresentare per noi anche un’opportunità di cambiamento per difendere e diffondere la nostra idea di società, di sviluppo sostenibile, di relazioni e di organizzazione del lavoro. Dobbiamo “femminilizzare” il mondo del lavorochiedendo una maggiore presenza femminile ai livelli apicali che si accompagni però anche ad un modo diverso di stare nel lavoro, un modo “nostro” che non rispecchi il modello maschile dominante che finora abbiamo introiettato più o meno consapevolmente.Rimettere così al centro la persona (e non più la merce come nel modello di società consumistica) significa parlare anche di una società più umana, più sobria, dove si abbia il coraggio di parlare anche di decrescita. Anche da questo prende spunto la richiesta di opporsi alla liberalizzazione selvaggia degli oraridei pubblici esercizi in particolare della grande distribuzione (settore di lavoro molto femminile) facendo convergere interessi di clienti e lavoratrici/lavoratori.Il paradosso tutto italiano per cui le donne sul lavoro sono considerate più affidabili e più competenti ma si continua a preferire loro gli uomini a causa della maternità, va superato con un lavoro culturale (a partire dalle scuole sulla condivisione familiare del lavoro di cura) e con strumenti concreti:
- Ripristino Legge 188/2007 contro le dimissioni in bianco
- Paternità obbligatoria alla nascita di un figlio
- Congedi parentali retribuiti di più (attualmente il 30%)
- Assegno di maternità per tutti
- Diffusione delle buone pratiche facendo paralleli con aziende europee che danno strumenti di conciliazione e di flessibilità buona sugli orari
- Diffusione della conoscenza dei fondi messi a disposizione dalla Legge 53 sia per lavoratrici dipendenti che autonome
- Far rientrare le politiche aziendali per le pari opportunità nella responsabilità sociale d’impresa prevedendo un’apposita e trasparente certificazione
Considerata la riforma del mercato del lavoro in atto, è stata sottolineata la preoccupazione rispetto alle ricadute sul mondo del lavoro femminile. Gli attuali ammortizzatori sociali hanno finora indirettamente penalizzato le donne, occupate di più in settori non coperti da cassa integrazione. È necessario estendere le tutele a tutti i lavoratori, anche precari, senza dismettere però il sistema attuale in questa fase di crisi. Soprattutto vanno create le condizioni (formazione, tirocini etc) per la riqualificazione professionale delle donne che perdono il lavoro, soprattutto alla luce della riforma previdenziale che allunga l’età pensionabile.
Rispetto alla previdenza, va rivisto il meccanismo di calcolo della rendita nel sistema di previdenza complementare che penalizza le donne a causa della maggiore speranza di vita facendo proprio il metodo di calcolo assicurativo diverso da quello dell’Inps. È provato che la speranza di vita non è molto più alta per le donne rispetto agli uomini quando esse lavorano. Inoltre, il peso sempre maggiore che avrà la rendita della previdenza complementare rispetto a quella pubblica dell’Inps, rende fondamentale affrontare questo dibattito.
Fondamentale affrontare il problema del precariato femminile (quasi il doppio di quello maschile):
Garantire servizi pubblici (ad esempio all’infanzia) anche alle lavoratrici con partite iva, libere professioniste, autonome, a progetto etc
Far costare di più i contratti atipici rispetto al tempo indeterminato
Rispetto al gap salariale (che arriva in Italia anche al 23%) è importante denunciare il fenomeno e vigilare sulla contrattazione di secondo livello (integrativa) che premia spesso il maggior tempo lavorato (penalizzando così le donne) con il salario cosiddetto variabile. Inoltre ricordiamo che le donne lavorano spesso in settori dove non c’è contrattazione aziendale, perdendo così l’opportunità di una maggiorazione di salario. Un aiuto in questo senso potrebbe venire dall’estensione dell’obbligo di pubblicare i dati delle risorse umane divisi per genere (previsto dalla Legge 125) anche alle aziende sotto il 100 dipendenti.
In conclusione il problema della conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro (esigenza che dovrebbe essere anche degli uomini!) rimane al centro delle discriminazioni più o meno latenti. Se le donne lavorano poco, sono pagate meno, non fanno carriera, perdono per prime il posto di lavoro in tempi di crisi economica, sono soggette più degli uomini al ricatto delle dimissioni in bianco, sono “ingabbiate” in un part time scelto per forza, tutto questo dipende dalla difficoltà di accettare il valore sociale della maternità e l’idea che sia possibile lavorare con efficienza in modo diverso, più basato sulla collaborazione e sull’inclusione e non necessariamente sulla competizione.
L’importanza dello stato sociale non è stata approfondita (lasciando l’argomento al gruppo sul welfare) ma è stato ribadito come si potrebbe creare un circolo virtuoso di lavoro che crea altro lavoro, se le donne (lavorando di più) non fossero più costrette a stare a casa per curare bambini e anziani, in quanto qualcun altro potrebbe farsi carico di queste esigenze con un lavoro retribuito.
- RappresentanzaIl gruppo sulla rappresentanza parte dall’idea condivisa che il 50% della presenza delle donne nei luoghi delle decisioni è un passo di democrazia sostanziale.Il primo passo è certamente la rappresentanza nei luoghi istituzionali ed elettivi attraverso i meccanismi elettorali nel loro complesso. Ciò passa sia dalla modifica della legge elettorale (nazionale e regionale), che dall’assunzione di responsabilità da parte dei partiti, ponendoci come “massa critica” (preferiamo il termine fare “advocacy”), capace di influenzare le scelte nella direzione che noi condividiamo.L’ambito di analisi è sia nazionale, coinvolge tutto il movimento SNOQ, che territoriale, per noi concentrato sul territorio toscano.
Per fare ciò abbiamo individuato un percorso che si articola in vari passaggi:
- una maggiore conoscenza personale, con approfondimenti specifici sul tema dei sistemi elettorali, con l’ausilio delle competenze delle persone nei comitati SNOQ toscani o legate ai gruppi SNOQ. Pensiamo ad una costituzionalista e all’aiuto di Sandra di L&G (Sandra Bonsanti si è resa disponibile per fare da tramite), conosciamo e approfondiamo per poter avere gli strumenti di valutazione necessari;
- incontro con tutte e nove le Consigliere regionali Toscane (mercoledì 29 febbraio alle 15.00), nell’ottica di sensibilizzare prima di tutto le donne presenti nelle istituzioni;
- incontro con i referenti regionali dei partiti, per ascoltare cosa pensano in merito ai sistemi elettorali rapportati con la rappresentanza delle donne e che proposte hanno (se ne hanno). Sono stati contattati tutti i partiti presenti in regione. Fino ad oggi hanno risposto solo IDV (già incontrata Clotilde Giurleo, unica referente donna) e SEL (Giuseppe Brogi);
- incontro con le elette in parlamento Toscane (12 marzo);
- incontro con la CRPO Toscana;
- infine, incontro con il Presidente della regione Enrico Rossi.
Ci interessa, inoltre, un confronto aperto soprattutto con le donne della nostra regione (e non solo), perché siamo consapevoli che non tutte considerano il tema della rappresentanza una questione cruciale in un modello sociale veramente equo e democratico. La strada è lunga e passa anche dalla nostra capacità di comunicare, partecipare e far partecipare.
Inoltre è stato deciso di preparare con urgenza un emendamento al Piano di Cittadinanza di Genere regionale, in discussione il 21 febbraio in Consiglio, per inserire un obiettivo specifico sul rispetto della rappresentanza di genere nella politica e nelle istituzioni. Per fortuna oggi 25-02-2012, sappiamo che tale emendamento è stato accettato, insieme ad tre da noi presentati su altre questioni del Piano.
- Rappresentazione
Il gruppo si scambia informazioni sulle iniziative che sono state messe in campo a livello territoriale.
Il tema della violenza è stato oggetto di lavoro e riflessione di vari comitati e potrebbe diventare un gruppo di lavoro specifico, per quanto sia complicato reperire le risorse necessarie per gruppi distinti.
Si parla anche della necessità di prevedere percorsi formativi specialistici per gli operatori, ma anche per i futuri docenti e/o per gli studenti universitari in genere.
E’ necessario che i territori siano forniti di punti informativi e di centri antiviolenza: Snoq potrebbe lavorare in questo senso.
Il tema sfocia nella necessità di una qualche forma giuridica per poter accedere a percorsi di finanziamento: le donne hanno già lavorato facendo leva sul volontariato ora bisogna che vi sia un supporto economico. E qualche strumento legislativo che prevede finanziamenti c’è (legge 16). E’ necessario costruire relazioni con la parte politica (tavoli interistituzionali).
Per quanto riguarda il femminicidio si ritiene concordemente necessario proporre l’istituzione del reato specifico e con pena elevata (alla parte politica). Ci si chiede anche se sia il caso di richiedere la persecuzione d’ufficio e non a querela del reato di stupro, come già previsto per l’aggravante dello stupro di gruppo.
Si discute anche della necessità di lavorare sulla diffusione delle informazioni per promuovere e aiutare il necessario cambiamento culturale. Si pensa a campagne di informazione/sensibilizzazione sociale
interventi educativi nelle scuole, con la produzione di materiali specifici da destinare ai diversi contesti, (pillole di CEDAW o sugli stereotipi e i diritti sia video che in opuscoli per chi non è informatizzata), momenti di diffusione pubblica sul tema dei diritti delle donne (convegno sulla Cedaw a livello regionale a Firenze o in più giornate replicate sul territorio). I comitati lavoreranno il più possibile scambiando tra di loro le buone pratiche e cercando di realizzare azioni “contemporanee” per rafforzare la visibilità delle iniziative.
INIZIATIVE 8 MARZO
Territoriali:
Lucca: 3 marzo evento le donne e la resistenza: ieri e oggi. Sala Tobino Palazzo Ducale
10 marzo fiaccolata Qui e Ora. Silente e irremobivile (antiviolenza, sentenza della cassazione, disoccupazione, discriminazione economica, etc) : chiamata di mille persone ore 17,30 anfiteatro a Lucca con fiaccola o lumino, poi Fillungo dove si sta ferme 10 minuti poi San Michele.
Firenze: Piazza dei Ciompi manifestazione + libere tutte dalla violenza con campagna raccolta fondi per Artemisia+ sostegno alle attiviste iraniane in carcere + info toponomastica femminilemarzo anpi …
Siena: cartellone 8 marzo/metà aprile, aderiscono alla campagna di raccolta fondi per la quale individueranno un centro antiviolenza sul loro territorio
Massa: gazebo “libere tutte dalla violenza” con campagna raccolta fondi per Artemisia (o RETE TOSCA, ci è stata comunicata la possibilità di devolvere il ricavato all’intera rete toscana dei centri antiviolenza) + sostegno alle attiviste iraniane in carcere + solidarietà e volantinaggio per Rossella Urru +info toponomastica femminile +raccolta firme per la L.188 contro le dimissioni in bianco (in continuità con l’iniziativa del 23).
Oltre a quelle territoriali è stato proposto che vengano svolte come rete regionale la campagna proposta da Firenze antiviolenza e di raccolta fondi per centro antiviolenza “Libere tutte dalla violenza se non ora quando?”, Firenze e Massa destinano il ricavato ad Artemisia.
Nel gruppo rappresentazione mancavano le rappresentanti di alcuni comitati, mentre il comitato di Lucca doveva prima discutere internamente l’adesione. Firenze darà informazioni e materiali per la replica dell’iniziativa agli altri comitati.
Sorellaggio con donne Iran “un milione di firme …” (a Firenze ricordiamoci manifesto per P.za dei Ciompi NDR), solidarietà alle attiviste iraniane detenute.
Toponomastica 3 donne per 8 marzo locale, regionale, nazionale + nomi scuole per le quali è sufficiente una delibera del Consiglio d’Istituto.
Viene deciso di dare quando possibile forza alla rete agendo contemporaneamente o supportandosi.
I primi eventi
Evento Facebook: no ai concerti nazi-rock in supporto a Massa dove Sabato 25/02 è appunto previsto un concerto. Al riguardo ci siamo anche dette che SNOQ dovrebbe prendere una posizione chiara riguardo al fascismo e ai suoi recenti rigurgiti.
23 febbraio 188×188
Mini evento in contemporanea per firme riduzione stipendi parlamentari? Parificazione?
Sull’organizzazione dei gruppi di lavoro interregionale Firenze propone una mail “rappresentazione” gestita magari da due persone e con denominazione comune che poi si relazioneranno internamente. Alcune propongono di replicare i modelli attuali e/o integrare la comunicazione mail con il telefono. Ragionando in merito si pensa all’eliminazione del digital divide creando micro-percorsi formativi per le donne meno “informatizzate”.